Lo spettacolare crollo della Silicon Valley Bank (SVB), la banca di punta dell’industria high-tech, ci dice tutto ciò che una banca non dovrebbe mai fare. Anche senza considerare le falle esistenti nel sistema di gestione della liquidità della banca, ci si chiede come sia possibile svolgere la funzione di raccolta e impiego dei risparmi in modo così sciagurato. Eppure questo è l’aggettivo che meglio descrive il modus operandi della SVB, la sedicesima banca degli Stati Uniti e la seconda (in termini di dimensioni, con un attivo di 209 miliardi di dollari) a fallire, dopo la Washington Mutual nel 2008.
La parabola della Silicon Valley Bank è iniziata durante la pandemia, quando il settore high-tech è decollato e i depositi dei clienti hanno iniziato a crescere di conseguenza: nel marzo 2021, i depositi totali della banca sono saliti a 124 miliardi di dollari, rispetto ai 62 miliardi dell’anno precedente: un 100% di aumento, superando di gran lunga l’aumento del 36,5% della First Republic Bank, sempre in California. Ma non basta, la stragrande maggioranza dei depositi individuali è ben al di sopra della soglia di 250.000 dollari per la copertura della Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation): a dicembre 2022, oltre il 93% dei depositi bancari non era assicurato. Perché questo dato è importante? Perché è un indicatore della rapidità con cui i clienti andranno a ritirare il proprio denaro in caso di emergenza (bank run – corsa agli sportelli).
SVB ha investito una buona parte del contante dei depositi in buoni del tesoro americani a lungo termine, senza anticipare che all’impennata dell’inflazione post-pandemica la Riserva Federale avrebbe risposto con l’aumento dei tassi d’interesse – se i tassi aumentano scende il valore dei titoli e si capisce perché dal momento che i vecchi titoli hanno rendimenti inferiori ai nuovi (se vuoi comprendere meglio questa relazione e l’impatto che ha l’aumento dei tassi sul mercato azionario e quello obbligazionario, allora dai un occhiata a questo articolo).

Colpisce che la banca non sia corsa ai ripari nove mesi fa, anche sei mesi fa, quando era chiaro che i tassi d’interesse erano diretti verso l’alto, a quel punto avrebbe si venduto i titoli in perdita, ma probabilmente non sarebbe fallita. Ed invece ha continuato a credere che l’inflazione fosse un fenomeno passeggero e che i tassi sarebbe tornati a scendere. Ma cosi non è stato.
Questa settimana, di fronte alla carenza di liquidità di cassa ed alle perdite ingenti in portafoglio, la Silicon Valley Bank ha dovuto fare una scelta: vendere sul mercato in perdita i titoli e così facendo allertare la clientela o accettare il declassamento delle agenzie di rating, fenomeno che avrebbe a sua volta allertato la clientela. Ha scelto la prima opzione vendendo i titoli e annunciando un accordo per 2,25 miliardi di dollari in titoli, in altre parole un tentativo di vendita della banca. Ma la manovra non ha funzionato. I fondi di investimento e gli hedge funds interessati hanno deciso di abbandonare le trattative quando l’emorragia dei depositi è iniziata. Quella liquidità arrivata a pioggia nel 2020-2021 si è velocemente prosciugata – 42 miliardi di dollari, un quarto dei depositi, ritirati in 24 ore (bank run)– e così si sono aperte le porte alla bancarotta.
La paura adesso è quella di un contagio e cioè che la clientela inizi a ritirare il contante in altri istituti, non tanto perché le grandi banche avevano interessi in SVB, ma perché tutte hanno grossi portagli di titoli il cui valore continua a scendere creando perdite nei bilanci, e tutte posseggono un numero considerevole di depositi in eccesso dei 250 mila dollari garantiti.
Questo episodio apre una riflessione sul comportamento delle banche a seguito di decenni di tassi in discesa e prossimi allo zero. Governi e istituti di crediti hanno vissuto fino a pochi mesi fa in simbiosi. I primi immettevano sul mercato titoli di stato per finanziare il debito pubblico e i secondi li sottoscrivevano, in cambio la banca centrale manteneva i tassi a livelli bassi, mai visti nella storia economia. L’arrivo dell’inflazione ha rotto tutti questi equilibri.
Quasi tutte le banche ora hanno perdite non realizzate nei loro portafogli obbligazionari.
Siamo di fronte a un caso isolato o c’è un rischio reale di contagio nel settore finanziario?
Questi dubbi hanno scatenato il panico tra gli investitori venerdì. Così, dopo aver fallito la raccolta di 2,25 miliardi di dollari, SVB è stata chiusa dalle autorità e posta sotto il controllo della Fdic, l’agenzia federale che si occupa dell’assicurazione dei depositi, mentre anche PacWest Bancorp, First Republic e Western Alliance stavano registrando un crollo dei prezzi delle azioni in borsa (negli ultimi due giorni PacWest, Western Alliance e First Republic hanno subito un calo rispettivamente del 49%, 31% e 24%).
Di certo non è un buon segnale scoprire che il ceo della SVB, Greg Becker, ha venduto 3,6 milioni di dollari di azioni della società nell’ambito di un piano di trading meno di due settimane prima che l’azienda rivelasse le ingenti perdite che hanno poi portato al suo fallimento. Era la prima volta in più di un anno che Becker vendeva azioni della SVB Financial Group, la società madre di SVB, secondo quanto risulta dai documenti inviati alla Sec.

Se il fallimento della Silicon Valley Bank è un duro colpo per l’ecosistema di start-up tecnologiche a cui ha concesso credito, già in sofferenza per la crisi del settore tecnologico e l’aumento dei tassi di interesse, anche gli imprenditori e i lavoratori del settore tecnologico della Silicon Valley ne pagheranno il prezzo con la potenziale perdita di centinaia di posti di lavoro.
Come già scritto, la Fdic garantisce in realtà solo depositi fino a 250.000 dollari: il 93% dei depositi della SVB non è assicurato e si stima che il deposito medio sia di circa 4 milioni di dollari, motivo per cui c’è stata una corsa agli sportelli quando si è verificato il problema.
Sono emersi anche i primi nomi delle realtà coinvolte. La società statunitense di criptovalute Circle ha dichiarato su Twitter che 3,3 miliardi di dollari dei suoi 40 miliardi di riserve di monete erano detenuti presso la Silicon Valley Bank, provocando un calo del valore dei suoi token USDC, mentre il mercato delle criptovalute è già stato provato da due fallimenti di banche statunitensi questa settimana. I token USDC della società hanno perso valore. Circle ha chiesto un salvataggio federale urgente per SVB.
Anche altre società, tra cui Roku, Roblox e Quotient, quotate in borsa, hanno segnalato la loro esposizione a SVB alla US Securities and Exchange Commission, con Roku che ha riferito di avere circa 487 milioni di dollari con SVB al 10 marzo 2023, ovvero circa il 26% delle sue disponibilità liquide. La piattaforma di gioco Roblox ha rivelato che, al 28 febbraio 2023, circa il 5% dei suoi 3 miliardi di dollari in contanti e titoli era detenuto presso SVB. Quotient, una società di marketing digitale omnicanale e operatore di Coupons.com, ha rivelato di detenere 400.000 dollari in Silicon Valley Bank UK, la filiale britannica di Svi, e che l’impatto è stato modesto.
Nel Regno Unito, la Banca d’Inghilterra ha annunciato una procedura di insolvenza nei confronti della filiale britannica della Silicon Valley Bank. La Banca centrale britannica ha dichiarato esplicitamente che la presenza della filiale nel Regno Unito è limitata e non rappresenta un problema sistemico nel sistema finanziario del Paese. Secondo la procedura di insolvenza britannica, i depositi fino a 85.000 sterline (170.000 sterline per i conti congiunti) saranno restituiti ai clienti. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni di stampa, la Bank of London starebbe valutando la possibilità di fare un’offerta per salvare la filiale britannica.
Nel frattempo, la Fdic sta pianificando la riapertura della banca, che alla fine del 2022 impiegava 8.528 persone. L’agenzia federale ha già creato una nuova banca, la Santa Clara National Bank, per i depositi e gli asset della SVB, che è operativa da lunedì per facilitare i prelievi dei clienti dell’istituto fallito.
E neppure la più grande banca di Wall Street, Bank of America (BofA), è stata risparmiata. Dopo un calo del 16% dal massimo al minimo della settimana, ha recuperato leggermente solo in chiusura di settimana.
Con un patrimonio totale di 2,42 trilioni di dollari entro il 2022, BofA è il secondo gestore di patrimoni dopo i 3,2 trilioni di dollari di JP Morgan.
Perché gli investitori erano così preoccupati per una grande banca fortemente regolamentata e diversificata, guidata da un team di gestione competente?
Secondo il 10-K di BofA, alla fine del 2022 la banca aveva un’esposizione al credito commerciale di circa 1.200 miliardi di dollari. Inoltre, questa esposizione era ben diversificata. Il software e i servizi rappresentano solo il 2,14%, l’hardware e le attrezzature tecniche il 2,49% e i prodotti farmaceutici e le biotecnologie un ulteriore 2,18%. Insieme, questi tre settori hanno un’esposizione totale del 6,81%.
Pertanto, la BofA non presentava il rischio di concentrazione intrinseco osservato nell’ambito della SVB.
Le banche sono ora cariche di $ 620 miliardi di perdite non realizzate su titoli AFS e HTM: nel 2022 BofA ha registrato una perdita lorda non realizzata di $ 108,6 miliardi sui suoi titoli HTM, rispetto a soli $ 12,96 miliardi nel 2021.
Quindi, è chiaro che anche BofA non è stata immune ai rapidi aumenti dei tassi della Fed, ma non sembra che corra un rischio imminente di essere costretta a realizzare tali perdite.

Ora i temi sono due:
1) Ridare fiducia ai depositati arginare a tutti i costi il rischio contagio: nelle parole della Yellen: “Salviamo i depositanti (anche per la porzione non assicurata) ma non salviamo le banche”. E con l’ultima decisione da parte della Banca Centrale Americana di qualche ora fa di instituire un nuovo Bank Term Facility Programme, si sono salvati tutti “gli unsecured deposits” della Silicon Valley Bank (parliamo di circa $151 Miliardi).
2) Un allentamento della stretta monetaria già a partire dalla prossima riunione della FED del 22 Marzo (contro le previsioni che davano le maggiori probabilità ad un rialzo dello 0.50): nel primo pomeriggio di oggi è stata indetta una riunione straordinaria per approntare le misure necessarie a gestire questa nuova crisi.
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