Talvolta si cade nella trappola di pensare che siccome esiste un ETF smart beta o un certificato che si chiama come un Modello (ad esempio, Risk Parity o Momentum) allora le performance di quel prodotto rispecchino l’efficacia di quel Modello.
Ma non è proprio così…
Ogni prodotto rispecchia le (personali) scelte di colui che l’ha costruito (o che ha costruito l’indice su cui quel prodotto si basa), e avere “scippato” il nome di un Modello per dare il nome al proprio prodotto (e far credere all’investitore che sia la stessa cosa) è solo una trovata di marketing (che funziona piuttosto bene, a giudicare dalle masse raccolte).
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L’ETF RPAR, ad esempio, afferma di usare un modello Risk Parity su 4 asset class: equities, commodities, Treasury bonds, e Treasury inflation-protected securities (TIPS).
Nel 2022 sta registrando una performance di -17% (tutti i valori sono in Euro), da cui è facile arrivare alla conclusione che i Modelli Risk Parity non abbiano funzionato.
Ma proviamo a mettere a confronto le perfomance registrate da questo prodotto (la linea grigia qui sotto) con quelle di una simulazione del modello Risk Parity (12 mesi rolling) su 3 ETF: Azionario S&P500, Obbligazionario 20+ e Oro (l’area azzurra qui sotto).
Non è proprio la stessa cosa: da inizio anno avrebbe registrato un -8.3% contro un -17%.
E possiamo anche estendere l’analisi indietro di qualche anno, da quando esiste RPAR (che qui stiamo usando come benchmark).
Non importa chi abbia guadagnato di più; importa rilevare che si tratta di risultati differenti, pur partendo dal medesimo modello Risk Parity, perché sono diversi gli asset su cui stanno investendo e sono diverse le scelte che definiscono quel modello.
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Si tratta di scelte che ha effettuato colui che sta utilizzando questo modello, che hanno ripercussioni sul risultato.
La scelta degli asset, ad esempio, nasconde un selecton bias che non è eliminabile (e richiede di approfondire le ragioni dietro questa selezione), mentre la scelta dei periodi su cui calcolare volatilità e correlazioni del modello Risk Party dovrebbe essere validata per verificare la stabilità del risultato per intorni dei valorli scelti (non è sufficiente, ad esempio, prendere 12 mesi, ma dovresti prima verificare che il risultato non cambi granché anche per 11 e 13 mesi).
L’ETF RPAR investe su un centinaio di asset: è proprio necessario? È una scelta che sta generando alpha? O forse l’unico extra rendimento che sta generando è per chi ha costruito questo prodotto?
Per capire che cosa faccia un Modello Risk Parity dobbiamo analizzare come cambia l’allocazione su ciascuno di questi 3 asset.
Nel grafico qui sotto, si vede come l’esposizione su Obbligazionario sia sensibilmente diminuita dal picco del 2021, per la maggiore volatilità registrata nel periodo successivo, ma soprattutto per la (maggiore) correlazione con Azionario (anche su Oro si registra un modesto aumento dell’esposizione).
Impostare un’asset allocation strategica (come questa) con un Modello Risk Parity forse non è la soluzione ideale: personalmente tendo a impiegarlo nell’allocare capitale all’interno della stessa asset class, ad esempio sulle 10 azioni che sono uscite fuori da un modello di selezione, così da tenere conto della loro volatilità e delle correlazioni.
Ma è solo uno dei possibili ambiti di utilizzo, perché solo se hai compreso cosa fa un modello, sei in grado di utilizzarlo correttamente: questa è la ragione che ci ha portato a costruire corsi come Portafogli Rotazionali e Modelli Quantitativi di Investimento.
Fate attenzione, quindi, a non scambiare un ETF che si chiama “Risk Parity” come il riferimento per giudicare l’efficacia di un Modello Risk Parity, così come l’ETF Invesco S&P 500 Momentum Index (MOM.U) non è il riferimento per sentenziare se un modello Momentum funziona oppure no.
Credimi: questi modelli funzionano piuttosto bene, se li usi bene…
E le performance non sono certo quelle tracciate da questo ETF, ma non se non mi credi, almeno credi ai risultati tracciati da Fama e French dell’efficacia di numerosi factors, tra cui il momentum.
Ormai dovresti avere capito che questa industria non crea prodotti per massimizzare il rendimento del sottoscrittore, ma per massimizzare il loro rendimento.
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Luca Giusti
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